Rapporto Ilga-Europe 2015: ricoscimento dell'identità di genere e dell'integrità corporea

L'attrice transgender brasiliana Viviany Beleboni al Gay Pride di São Paulo il 7 giugno 2015. Sotto l'articolo la descrizione.Il riconoscimento di genere e l'integrità del corpo sono due dei sei indici di cui si compone il report 2015 di Ilga-Europe, che viene pubblicato annualmente in prossimità della Giornata Internazionale contro l'Omofobia.
Nonostante gli argomenti presi in esame costituiscano materia di studio già da alcuni anni la situazione dal punto di vista giuridico non ha registrato cambiamenti sostanziali rispetto al 2014, ed è di poco migliore rispetto a due anni fa. Analizzando i dati del rapporto possiamo osservare che in Albania, Andorra, Armenia, Liechtenstein, Kosovo, Monaco, San Marino e Serbia non esiste alcuna legge né tutela per l’integrità del corpo. Da segnalare però che in Albania si sono tenuti dei seminari nello scorso dicembre in materia di riconoscimento di genere organizzati dal Consiglio d’Europa e dall’Ombudsman locale. I paesi che hanno apportato miglioramenti rilevanti sono: Croazia, che mostra dati del tutto differenti rispetto al 2013 e al 2014, Malta e Danimarca.

La Repubblica di Malta ha migliorato il suo punteggio totale rispetto anche agli altri indici, passando dal 35% del 2013 al 77% nel 2015. A contribuire a questo grande passo in avanti sul versante dei diritti è un progetto sull’identità e sull'espressione di genere, e sul progetto di legge sulle caratteristiche del sesso, programma promosso dal Ministro delle Libertà Civili Helena Dalli, appoggiato anche dall’ONU. La Danimarca, primo Paese europeo a consentire il riconoscimento giuridico di genere senza diagnosi, adesso si prepara ad elaborare permessi ai minori di 18 anni per accedere alla procedura del riconoscimento giuridico. Francia e Italia presentano difficoltà nella realizzazione di una giurisprudenza adeguata: in Francia il disegno di legge non è stato presentato entro i termini previsti, in Italia la Corte Costituzionale è dal 2010 che richiede una legge parlamentare. 

Un generale peggioramento lo possiamo constatare soprattutto nell’area dell’Est Europa perché le condizioni di molti paesi (Bulgaria, Ungheria, Moldavia, Russia, Azerbajan, Turchia e Ucraina) sono regredite rispetto ai diritti acquisiti nel 2014, mentre migliora di poco la situazione in Bielorussia e Bosnia Erzegovina in controtendenza all’area geografica di cui fanno parte.

Dai dati emerge che ci sono tre indicatori distribuiti con maggiore frequenza rispetto agli altri, questi sono: l'esistenza di misure legali e delle procedure amministrative e la possibilità di cambiare nome. Anche rispetto ai dati 2013 e 2014 questi tre indicatori hanno avuto una maggiore frequenza rispetto agli altri. Quando poi ci spostiamo sugli indicatori relativi all’integrità del corpo la situazione peggiora drasticamente; è opportuno segnalare che quest’anno Ilga Europe ha introdotto un nuovo indicatore relativo all’integrità del corpo: il consenso informato su eventuali interventi medici. Come per i diritti, dei progressi netti e visibili che tutelino l’integrità del corpo si sono avuti soprattutto nel 2013. Il 2014 e 2015 si presentano come anni di assestamento considerati i pochissimi miglioramenti verificati nei paesi vagliati dall’indagine Ilga. Prendendo in considerazione l’assenza di: un disturbo dell’identità di genere, un intervento medico e chirurgico obbligatorio, la sterilizzazione obbligatoria e il divieto di intervento medico senza consenso informato, 30 Paesi su 49 non presentano nessun tipo di diritti che tutelino l’integrità del corpo e solo 12 su 49 Paesi presentano almeno 3 dei 5 indicatori sopra citati; sebbene rispetto al 2013 la situazione è complessivamente migliorata, dal 2014 la situazione è rimasta pressoché inalterata.

Questi dati sebbene vadano letti in una chiave di lettura più ampia, impongono un unico imperativo: fare di più, perché non dobbiamo mai dimenticare che dietro questi dati ci sono persone che chiedono di essere se stessi.

 

L'immagine è stata scattata a Rio De Janeiro e ritrae l'attrice transgender brasiliana Viviany Beleboni che si è presentata al Gay Pride svolto a São Paulo il 7 giugno 2015, crocifissa come Cristo, a rappresentare le continue violenze cui sono soggette le persone transgender ed intersessuali in tutto il mondo.