Il Turismo Responsabile di Genere: una prospettiva di cambiamento

«Volevo creare una Rete tra donne del nord e del sud del mondo, - dice la fondatrice Iaia Pedemonte - da quando si parla di turismo sostenibile, etica e lotta alla povertà con il sostegno allo sviluppo di genere. Perciò ho provato a studiare e proporre ai media idee anticipatrici di tendenze, con lavoro sul campo, inchieste, articoli, sul turismo e sul genere. […] Quando l’Organizzazione Mondiale del Turismo ha aperto un "settore di genere" ho trovato l’appoggio dell’Associazione italiana del turismo responsabile. […] Così, ho incominciato con il Forum: che è diventato sito per contenere i tantissimi interventi»[1].

La giornalista milanese Iaia Pedemonte è la prima donna al mondo ad aver parlato di genere e turismo mettendo in relazione questi due termini in modo sistemico.

Inizialmente sola, ma convinta che la sua idea non avesse precedenti e che avrebbe rivoluzionato l’attuale modo di intendere il turismo, trova subito appoggio nell’Associazione italiana del turismo responsabile (AITR), in contemporanea con le iniziative dell’Organizzazione mondiale del turismo (Unwto).

Nell’assemblea dell’AITR del 9 ottobre 2005, svoltasi a Cervia, veniva adattata una definizione di turismo responsabile: «Il turismo responsabile è il turismo attuato secondo principi di giustizia sociale ed economica e nel pieno rispetto dell’ambiente e delle culture. Il turismo responsabile riconosce la centralità della comunità locale ospitante e il suo diritto ad essere protagonista nello sviluppo turistico sostenibile e socialmente responsabile del proprio territorio. Opera favorendo la positiva interazione tra industria del turismo, comunità locali e viaggiatori»[2].

Questa definizione mette in evidenza la natura trasversale del turismo responsabile, che risulta un’intersezione funzionale di molte accezioni che rientrano in questo concetto. Turismo sostenibile, turismo culturale, ecoturismo e molte altre fattispecie si sommano generando il turismo responsabile. È un insieme complesso di dinamiche che vede la compartecipazione dei protagonisti dell’esperienza turistica, delle organizzazioni e delle comunità locali, volte a preservare lo status quo dei ritmi naturali e talvolta a ricreare in una logica innovativa, gli equilibri per condurre un’esperienza piacevole che arricchisca tutti i membri che vi prendono parte.

A questo concetto Iaia Pedemonte unisce l’idea etica del viaggiare e di fare impresa nel turismo ed è così che da vita ad un magazine on-line che rappresenta la voce dell’Associazione GRT acronimo di Gender Responsible Tourism. Secondo i suoi studi sul campo il 53,5% degli occupati nell’industria turistica italiana è composto da donne di cui solo poche ricoprono ruoli manageriali. Da ciò nasce l’idea di un turismo responsabile dalla parte delle donne, col fine di far leva sulle loro capacità nell’ambito imprenditoriale per promuovere e gestire lo sviluppo turistico. L’iniziativa è finalizzata all’emancipazione delle donne attraverso il turismo e a superare le discriminazioni che da sempre le vedono coinvolte. Infatti «Il settore turistico presenta complesse distorsioni di genere. Viceversa, il ruolo di imprenditrici turistiche al quale un numero sempre più alto di donne si sta avvicinando riflette una diversa concezione dell'offerta turistica: flessibile, lungimirante e permeabile al mutamento. Data l’importanza e il valore aggiunto del contributo femminile, la partecipazione delle donne alla pianificazione turistica dovrebbe essere fortemente incoraggiata» (Elisabetta Ruspini, Università Bicocca) [3].

A tal proposito gli esperti e i partner dell’Associazione GRT si servono del mezzo della comunicazione per diffondere, attraverso diversi progetti, il mondo delle donne del turismo. Lo fanno incoraggiando e sponsorizzando le migliori iniziative femminili puntando sul capitale sociale, umano e culturale locale, offrendo un ventaglio di soluzioni e attività innovative volte a soddisfare le esigenze e le inclinazioni dei turisti.

Il tutto viene fatto nel rispetto di norme etiche condivise e degli equilibri vigenti, attenendosi ai parametri del turismo responsabile e alle tematiche di genere.

Il punto di forza di questo progetto è di far uso dell’approccio di rete come elemento strategico nella gestione delle iniziative di cooperazione allo sviluppo. Infatti, creando un Network, è possibile coinvolgere vari attori dislocati in vari punti del Mondo e ciò garantisce maggiore sostenibilità all’iniziativa stessa.

Le donne di tutto il Globo: africane, europee, asiatiche, americane, mettono a disposizione le proprie competenze per generare iniziative sempre più innovative divulgando ai viaggiatori informazioni utili sui luoghi in cui le donne si dedicano ad attività come l’artigianato, l’enogastronomia, l’agricoltura ecc.

Il fine ambizioso di incrementare questa forma di mercato equo, volto all’eliminazione delle discriminazioni, vuol dire aumentare l’occupazione femminile ma principalmente puntare allo sviluppo globale. Perché il promuovere azioni sostenibili, condividere valori tra organizzazioni private e pubbliche, incentivare lo sviluppo di iniziative a livello locale, sono tutte azioni che garantiscono la comunicazione e la cooperazione all’interno di una società. Quindi creare un movimento come quello del Gender Responsible Tourism vuol dire aver generato un fenomeno senza precedenti che grazie alla sua natura globalizzante è riuscito a far dialogare tra loro parti contrapposte. Questa è la chiave di volta dello sviluppo globale.

 

 

 

 

[1] Per ulteriori informazioni consultare il sito http://www.g-r-t.org/index.php/it/chi-siamo/dietro-le-quinte.

[2] Per ulteriori informazioni consultare il sito http://www.aitr.org/turismo-responsabile/cose-il-turismo-responsabile/.

[3] Per ulteriori informazioni consultare il sito ttp://www.imprenditoriafemminile.camcom.it/download/248.html.