Video del Convegno alla Federico II per la Giornata della Memoria 2016

L'Osservatorio LGBT segnala i video integrali dell'importante convegno "L'eccesso del male e la problematicità del perdono" organizzato, in occasione della Giornata della Memoria 2016 lo scorso 27 gennaio, da enti accademici di fama internazionale tra cui il Seminario Permanente di Etica Bioetica e Cittadinanza del Dip.to di Scienze Sociali dell'Università di Napoli Federico II, coordinato dalla prof.ssa Emilia D'Antuono.

Per tutte le informazioni complete e la locandina: 

https://www.unina.it/Giornata_della_Memoria_2016

 

Raccolta Video Seminario Permanente di Etica Bioetica e Cittadinanza

 

 

Speciale Cirinnà. Famiglia /Famiglie: visioni dello stare insieme sullo sfondo del dibattito sul disegno di Legge Cirinnà

Negli ultimi decenni il dibattito su quale entità sociale si possa definire famiglia si è rivelato piuttosto inconcludente nel giungere a una definizione precisa e inequivocabile. Il problema è dovuto con molta probabilità alla necessità di voler circoscrivere questa entità (la famiglia) entro i  territori del diritto mentre il problema definitorio si risolve se solo si guarda alla famiglia come a una tipologia di convivenza che si trasforma e muta continuamente nel modo in cui prende vita,e adempie alle sue funzioni in relazione anche ai bisogni, sempre più complessi, delle soggettività che vi coabitano o vi sono comprese. E' proprio il "senso" di ciò che oggi intendiamo come "famiglia" a dividere coloro che si dichiarano favorevoli o contrari al testo sulle unioni civili – Ddl Cirinna' - che è in discussione in Senato.

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Speciale Cirinnà. I diritti di tutti: è ora di essere civili!

L’Italia vive da tempo un impoverimento civile, culturale ed economico. Il deficit di civiltà, ovvero la mancanza di dinamicità, inclusività e apertura all’interno della nostra società, ricorda Florida (2002) [1], è direttamente proporzionale allo sviluppo economico: investire sulla civiltà di un paese  vuol dire investire sulla sua ricchezza. L’Italia risulta essere ancora troppo poco tollerante rispetto alla questione LGBT: alti tassi di omofobia, discriminazioni e mancato riconoscimento del diritto alla famiglia. I diritti di cittadinanza non sono ancora i diritti di tutti.

Attualmente infatti, risulta ancora difficile scardinare la visione di “famiglia tradizionale” tipica dalla società italiana, la quale guarda tutti gli ambiti della vita sociale attraverso un’ottica eteronormativa ed eterosessista. La famiglia “ideale” si basa su un matrimonio monogamico e eterosessuale mentre tutti gli altri tipi – famiglie arcobaleno e coppie di fatto - non possono essere definiti come tale.  In quest’ottica è lo Stato che svolge una prima azione legittimante e il ddl Cirinnà (n. 2081 “Disciplina delle coppie di fatto e delle unioni civili”) andrebbe quindi a riconoscere e tutelare tutte quelle famiglie che non hanno avuto la possibilità di sposarsi – come nel caso delle coppie omosessuali -  e quelle che intenzionalmente non l’abbiano ancora fatto (ricordando che quando parliamo di coppie di fatto ci riferiamo a persone che convivono senza essere sposate, indipendentemente dal loro orientamento sessuale).

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Speciale Cirinnà. Un’altra Italia? Vecchie credenze e nuovi possibili scenari

Il riconoscimento giuridico delle coppie composte da partner dello stesso sesso non può essere trattato partendo da orientamenti politici o credo religiosi. Si tratta, infatti, di una questione ben più complessa, che deve necessariamente tenere in considerazione i cambiamenti sociali e culturali che hanno caratterizzato gli ultimi decenni. Pertanto, la classe politica italiana deve compiere uno sforzo importante, che conduca il nostro Paese verso la modernità in tema di diritti.

In una società cosmopolita quale è la nostra, l'appartenenza all’Unione Europea ci rende cittadini di una stessa comunità, dentro e fuori i confini nazionali. Benché gli Stati che la compongono siano indipendenti, l’impronta comunitaria permea ogni livello della vita civile. È questo il motivo per il quale è possibile parlare di una cittadinanza “duale”1, che vede affiancare alla cittadinanza nazionale quella europea, che accomuna cittadini di stati diversi. L’Unione Europea è impegnata da sempre ad ammonire qualsivoglia forma di discriminazione, invitando il legislatore ad intervenire nei casi in cui la legge non garantisce l'uguaglianza formale, ma soprattutto sostanziale, tra tutti i cittadini.

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