Speciale Cirinnà. La partita della maturità
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- Pubblicato: Mercoledì, 27 Gennaio 2016 00:00
- Scritto da Fabio Corbisiero
Società e politica italiana sono stati per anni distratti, maldestri e poco attenti alla questione dei diritti delle persone omosessuali. In trent’anni della nostra storia (risale al 1986 il tentativo di discutere un primo disegno di legge sulle unioni civili su proposta di alcune parlamentari e al 2016 l’attuale discussione sul ddl Cirinnà) gli italiani non sono stati capaci di rispettare un principio costituzionale garantito a tutt* dall’articolo 2 della Costituzione. Un Paese, l’Italia, accartocciato su se stesso e appiattito sui tradizionalismi passati, contrapposizioni e manicheismi dannatamente incapace di governare un mutamento in atto: la differenziazione delle forme familiari. Ad un giorno dall’esame in Aula del disegno di legge Cirinnà (“Regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e disciplina delle convivenze”) continua imperterrita la civiltà degli alibi, delle scuse, delle circostanze attenuanti. Il diritto alla difesa della “Famiglia” (quella con la F maiuscola) e le accuse generiche alle famiglie altre non è più un fatto destinato a un imputato singolo (il pederasta, il frocio, l’omosessuale…) ma coinvolge papà, mamme, nonne, fratelli e sorelle arcobaleno. Il popolone italiano può (ancora) permettersi, nella sua voglia naturale di linciaggio, di menare bastonate a casaccio e si soddisfa di avere, comunque, impartito giustizia ma oggi deve misurarsi con le centinaia di migliaia di coppie omosessuali e di famiglie con bambin* che abitano il nostro Paese.