La voce "Mario Mieli" nella Treccani. Intervista a Laura Schettini

Chi è Mario Mieli? Dietro questo nome un artista indomabile, un intellettuale forbito, un rivoluzionario, ma soprattutto, uno dei fondatori del movimento Lgbt italiano. La sua tesi di laurea in filosofia morale, pubblicata da Einaudi nel 1977 con il titolo “Elementi di critica omosessuale”, è uno dei testi italiani più celebri sull’omosessualità, rimasto però appannaggio di parte del movimento Lgbt, di singol* intellettuali in Italia, e considerato, invece, in tutto il resto del mondo, pietra miliare per studios* interessati agli studi di genere.  

Da qualche giorno, a più di trent’anni dalla sua morte avvenuta nel 1983, Mario Mieli è finalmente entrato nell’Enciclopedia Italiana. L’Enciclopedia Treccani ha avuto il meritorio primato di aver inserito uno degli iniziatori del movimento Lgbt italiano tra i grandi della storia del nostro paese dedicandogli una voce, curata da Laura Schettini, nel suo Dizionario Biografico degli Italiani. Un inserto più che opportuno, ma considerato “tardivo”.

L’Osservatorio LGBT ha avuto la possibilità di incontrare Laura Schettini per una breve intervista in merito a quest’importante avvenimento.

 

 

 

Qual è stato il suo percorso e quali sono i suoi interessi?

Io sono una storica prima di tutto, per cui ho lavorato molto su Storia della Sessualità e Storia d Genere nell’età contemporanea, soprattutto di fine ‘800 e prima metà del ‘900. Ho lavorato sul travestitismo…

È qui che ha incontrato Mario Mieli?

No, in realtà il lavoro sul travestitismo l’ho fatto nel periodo che va dagli anni 80 dell’800 e 1930. È nata una tesi di dottorato a cui ho a lungo lavorato che poi è diventata un libro che è andato bene, a dir la verità, ha vinto un premio della Società Italiana degli Studi di Storia Contemporanea, è riuscito pure a portare queste tematiche a livello accademico che, si sa, non sono molto battute, soprattutto in quello italiano. Invece questo libro è uscito bene anche perché incrociava la Storia della Sessualità con la Storia della Scienza con la Storia dell’Opinione Pubblica e Della Stampa… quindi era uno spaccato della vita culturale e sociale dell’Italia di fine 800. Il mio libro ha il merito, credo, di essere riuscito a far entrare dei temi anche in un ambiente che non è pronto a ricevere. Oltre a questi lavori di ricerca ho iniziato nel 2014 a lavorare con la Treccani a curare alcune voci e alcune parti redazionali della parte biografica degli italiani.

Bene, quindi oltre Mario Mieli quale altro personaggio di spicco ha inserito?

Oltre Mario Mieli, Eusapia Palladino, napoletanissima, è una medium di fine 800. C’entra poco coi discorsi Lgbt in senso stretto, ma è un personaggio notevole.

Attualmente sta lavorando a qualcosa nello specifico?

Attualmente sto lavorando ad una ricerca sulla “tratta delle bianche” quindi di nuovo il mio centro di interesse è il panico sociale che si crea intorno ai fenomeni. Nel caso del travestitismo era proprio studiare come la società reagiva di fronte alle persone che sconfinavano rispetto ai modelli maschili e femminili, nel caso della tratta delle bianche c’è tutta un’emergenza e panico di fronte alla sessualità femminile e alla mobilità femminile. Mi interessa soprattutto la corrispondenza tra il panico, l’emergenza tratta delle bianche e le reali vicende giudiziarie e le dinamiche che ci stavano dietro.

Quali sono gli strumenti che utilizza?

Sono, intanto, l’Archivio Centrale dello Stato che conserva un fondo dedicato proprio alla tratta delle bianche che sta a Roma ed è all’interno del fondo dell’Interpol. La cosa interessante è che sulla tratta delle bianche si è costruita la collaborazione della polizia di diversi stati, è stata il nucleo intorno a cui si è costruito la collaborazione delle polizie, la tratta delle bianche e “sovversione anarchica” per cui sono le due emergenze che dalla fine dell’800 sollecitano una tessitura di relazioni tra le polizie criminali dei vari paesi e quindi appunto non a caso questo fondo per la tratta sta dentro il fondo dell’Interpol. Sto lavorando su Napoli, sul fondo dell’Archivio di Stato di Napoli, su quello della questura e del tribunale penale e quindi sui processi istruiti sulla tratta delle bianche. Mi interessa avere lo sguardo locale, mettere a fuoco una città portuale perché i luoghi di imbarco e di arrivo sono luoghi privilegiati per leggere queste dinamiche e le politiche di controllo sulla mobilità femminile, sui rimpatri, divieti di imbarco….

Per quanto riguarda Mario Mieli invece come è nato l’interesse di inserirlo nell’Enciclopedia?

È nato, detta sinceramente, all’interno di un dialogo con il direttore del Dizionario Biografico degli Italiani, Raffaele Romanelli. Da quando è lui ad occuparsene, circa da 3-4 anni, ha provato più volte ad allargare i campi di quest’opera che dovrebbe in qualche modo offrire un repertorio di quelli che sono i personaggi illustri della storia italiana. Da un’attenta analisi ci siamo accorti che mancavano le donne e si era molto focalizzato sugli uomini politici, gli uomini di Stato o i grandi condottieri, i grandi patrioti, grandi poeti, ma mancava un po’ del tessuto sociale e anche, si, delle figure eccentriche rispetto ai canoni del racconto nazionale e tradizionale. Per questo ho proposto di fare la biografia di Mario Mieli, perché penso che sia un personaggio molto nominato e molto presente anche nell’immaginario collettivo, ma poco conosciuto soprattutto in Italia. Mi incuriosiva questa cosa che fosse citato molto all’estero e la cosa interessante è che il suo saggio “Elementi di critica omosessuale” è stato tradotto subito in inglese e in olandese, in Italia invece, ha faticato proprio ad uscire dai circuiti dalla cultura omosessuale più stretta, perché la cultura omosessuale mainstream ha atteso per parecchi anni e lo ha pure rifiutato come personaggio perché era considerato quello istrionico e radicale, personaggio molto complesso. Secondo me ha funzionato bene metterlo dentro al Dizionario Biografico, anche perché lui è proprio espressione degli anni ‘70 in tutta la loro complessità, quindi non è soltanto la biografia di un personaggio “illustre” o “importante” per qualcosa che ha fatto lui, ma anche per il periodo che rappresenta.

Quindi, l’inserimento di Mario Mieli è arrivato dopo trent’ anni dalla sua morte perché questo personaggio c’entrava ben poco con coi canoni classici che seguiva l’Enciclopedia…

Si diciamo per questo, ma anche perché immagino che questo canone dell’Enciclopedia poi corrisponda a un canone che è diffuso… nel senso che non mi sembra che Mario Mieli in altri ambienti, che non siano l’Enciclopedia sia più “frequentato”… penso al fatto che non viene studiato, contemplato. È una figura troppo trascurata, ma come lo è Carla Lonzi se penso ad un altro personaggio di quegli anni molto importante, però molto nell’ombra.  In verità la biografia che ho costruito è molto più lunga di quella che loro mi avevano affidato in battute, dicendolo in soldoni, però poi alla fine l’hanno pubblicata tutta, gli hanno comunque dato molto spazio. Abbiamo fatto il 19 aprile un’iniziativa con la cineteca di Roma dove è stata presentata la voce e sono stati presentati dei materiali di archivio in cui era presente Mario Mieli ed è venuta tantissima della comunità omosessuale almeno romana e credo che almeno in questa nicchia sia considerato un “mito”.

Prima mi ha detto che il suo lavoro sul travestitismo è riuscito a portare un po’ di luce su queste tematiche un po’ trascurate a livello accademico, soprattutto in Italia… gli studi Lgbt hanno ancora difficoltà ad affermarsi?

In realtà mi sembra che negli ultimi anni gli studi si stanno incrementando ma anche perché credo che a questo punto Mario Mieli non avrebbe avuto posto nell’Enciclopedia. Evidentemente qualcosa sta cambiando, anche se molto lentamente. Personalmente, nella mia cerchia delle relazioni, conosco diverse persone che stanno lavorando su tesi di dottorato e di laurea e che hanno scelto le tematiche Lgbt. Penso che dieci anni fa questo sarebbe stato impensabile… i vari gay pride stanno dando visibilità a un fenomeno che è da sempre esistito. Penso anche al vostro Osservatorio Lgbt, dieci anni fa non ci sarebbe mai stato.

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Saluto la gentilissima Laura Schettino e resto a pensare ancora un istante a quanto possa essere “rivoluzionario” inserire una figura intellettuale come quella di Mario Mieli nel pantheon dei grandi italiani. Oggi il suo pensiero sembra più attuale che mai, anzi, addirittura sembra superarci, sembra venire dal futuro: quel suo superare le categorie dell’orientamento sessuale (“gli omosessuali non esistono” disse in un’intervista) sembra risolvere con semplicità il nodo egualitario che da sempre è il cortocircuito del dibattito italiano sul tema. 

Insomma Mario Mieli, indubbiamente, ha lasciato il segno. E forse perfino un’eredità, anche se il nostro presente, le rivendicazioni e perfino la battaglia per il matrimonio gay sembrano tutt’altra cosa rispetto al pensiero di Mieli, alla liberazione di cui parlava, all’armonia che si sforzò di teorizzare.