SPECIALE INTERSEZIONALITÁ - Alle radici della Race-blindess: tra omonormatività e omonazionalismo

La teoria queer concentrando la sua attenzione sulla decostruzione dell’identità di genere e di quella sessuale solo raramente si è confrontata con la questione delle differenze etniche e razziali. Così come ai primi scritti femministi si rimprovera il fatto che essi riflettano l’esperienza e le preoccupazioni delle donne bianche delle società nordamericane ‒ per giunta appartenenti ai ceti sociali più privilegiati ‒ così oggi la teoria è chiamata a considerare i vissuti di donne e uomini provenienti da altre parti del globo che per condizioni sociali e culturali di partenza non sono assimilabili in un’unica condizione universale LGBT. Attenzione che oggi si fa impellente,  poiché come precisa il  rapporto Fleeing Homophobia ogni anno in Europa 10.000 LGBT stranieri pongono domanda di protezione internazionale per orientamento sessuale e identità di genere (Jansen e Spijkerboer, 2011). Se la ricerca accademica inizia a fare i conti con questo dato (Abbatecola, Bimbi 2014;  Masullo 2015) la comunità LGBT solo recentemente si è sensibilizzata ai problemi posti dai migranti LGBT. All'interno di queste non si evita tuttavia di riscontrare il riprodursi rappresentazioni negative ed omologanti della cultura del migrante, in particolare di coloro che provengono dai Paesi musulmani.

I migranti  LGBT  che condividono tale origine etnica, nazionale e religiosa, sono spesso considerati come portatori di un conservatorismo omofobo che si evidenzia nelle difficoltà di viversi  alla stregua degli autoctoni; meno invece riconosciuti i disagi che questi  incontrano in una società, come quella d'accoglienza, dove possono sperimentare forme molteplici di discriminazioni legate non solo all'orientamento sessuale ma anche all'appartenenza etnica. Poco presi in considerazione inoltre i modi di vivere e concepire la sessualità nei Paesi di origine e la difficoltà dei migranti nell'aderire ai modelli proposti dalla comunità LGBT mainstream (Masullo, 2015b).

L’intersezionalità - uno strumento analitico pensato nell’ambito del femminismo di colore per dare voce a soggettività diverse da quelle bianche e di classe media - si rivela utile per evidenziare come la rappresentazione della discriminazione omofobica tenda a rendere invisibili nel milieu gay le condizioni di vissuto dei soggetti migranti. Come rivela Daveness (2015: 93)" L'integrazione della questione razziale nell'agenda politica LGBT (...) è lungi dall'essere evidente: le resistenze dei principali attori associativi sono molte, i punti di contatto con i movimenti antirazzisti sono scarsi e in generale il contesto politico e sociale rimane poco incline a spostare il fulcro dell'attenzione, dei discorsi e delle rivendicazioni dal centro alla periferia, ossia dal mainstream alle questioni minoritarie - anche all'interno dei movimenti relativi alle minoranze sessuali". 

Tra le ipotesi che spiegano i motivi di una race-blindness  diffusa nella comunità LGBT  molto interessante è quella che lega questa 'indifferenza' per le questioni razzialial bisogno di 'normalizzazione'  espresso dalle formazioni LGBT dell'epoca liberista. Come precisa in un saggio recente sul tema Rebucini: "l'accettazione sociale e la normalizzazione dell'omosessualità sono state realizzate attraverso la valorizzazione di un certo tipo di soggettività omosessuale, quella di gay e lesbiche bianchi/e di classe media relegando per lo più le altre soggettività sessuali e razziali nell'anormale e nell'abietto" (2015: 60).  I gruppi e le associazioni LGBT tendono sempre più a prendere le distanze dai quei movimenti queer giudicati troppo sovversivi (De Vivo, Dufur, 2012), aderendo al contrario a un multiculturalismo neoliberale "che riduce la razza, la classe, la nazionalità, la sessualità e altre categorie di differenziazione a mere 'questioni culturali' compartimentandole ermeticamente tra loro e separandole dalle questioni sociali e politiche" (Rebucini, 2015: 63).

Senza dimenticare che, a  partire dall'11 Settembre l'omonormatività si iscrive in un processo complesso di costruzione di un nazionalismo dai caratteri specifici che, sia negli Stati Uniti sia in Europa, vede nel terrorista (e dunque nello straniero di origine mediorientale) il nemico fondamentale (Puar, 2007). Un processo che vede, dunque, da un lato l'inclusione nella cittadinanza dei corpi LGBT bianchi e 'addomesticati', dall'altro l'esclusione dei corpi razzializzati come arabi  o musulmani; individui che sono legati a valori estranei alla cultura occidentale e pertanto incapaci d'integrazione. Concludendo, se l'Omonormatività e l'Omonazionalismo non rimettono in discussione l'ordine 'eternormativo' dominante, al contrario contribuiscono congiuntamente a realizzare forme di marginalizzazione ed esclusione delle minoranze etniche; il razzismo diventa così il modo attraverso il quale i gay e le femministe bianche aderiscono alla politica mainstream (Haritaworn et. al,. 2009).

 

 

Abbatecola A, Bimbi F, Introduzione. Engendering migration, in "Mondi Migranti", 2013,  n. 3, pp. 31-47

Davennes A (2015) Dappertutto e da nessuna parte: i movimenti LGBT e la questione dell'intersezionalità inPrearo M (2015), Politiche dell'orgoglio. Sessualità, soggettività e movimenti sociali, Edizioni ETS, Pisa

De Vivo B., Dufour S.,(2012), Omonazionalismo. Civiltà prodotto tipico italiano? in Marchetti S.,  Mascat J, Perilli V. (a cura di),  Femministe a parole. Grovigli da districare, Ediesse, Roma, 2012.

Haritaworn, J., Tamsila T., Esra E. (2009), Gay imperialism. Gender and sexuality discourse in the ‘War on terror’», in Kunstman A.,  Miyake  E. (a cura di), Out of place. Interrogating silences in querness/raciality (pp. 71-95), Raw Nerve Books, York, 2008.

Jansen S. e Spijkerboer T., (2011), Fleeing Homophobia. In fuga dall’omofobia: domande di protezione internazionale per orientamento sessuale e identità di genere in Europa. Testo disponibile al URL: http://http://www.retelenford.it/files/Report-italiano-web.pdf, (consulted 10/06/2015)

Masullo G. (2015) Il genere e l'orientamento sessuale non normativo negli studi migratori in Mangone E., Masullo G. (a cura di), L'Altro da sé. Ri-comporre le differenze, FrancoAngeli, Milano, 2015, pp. 164-180.

Masullo G. (2015b) Migrant Sexualities: "Non-normative" Sexual Orientation between Country of Origin and Destination, Italian Sociological Review”, Vol. 5 (3) 2015, pp. 383-398

Puar, J. (2007). Terrorist Assemblages: Homonationalism in Queer Times. Durham, NC: Duke University Press.

Rebucini G., (2015), Omonormatività e Omonazionalismo. Gli effetti della privatizzazione della sessualità, in Prearo M (2015), Politiche dell'orgoglio. Sessualità, soggettività e movimenti sociali, Edizioni ETS, Pisa