L’omogenitorialità: tra pregiudizi ed evidenze empiriche

 

 

 

 

 

 

Il dibattito sull’omogenitorialità possiamo definirlo come uno dei più accesi e caratterizzanti del secolo appena iniziato. Per la sua natura complessa è strettamente connesso, seppur spesso in modo controverso, sul piano concettuale ed argomentativo, con diverse sfere del mondo ideologico-religioso, giuridico, scientifico ed etico-filosofico. Attualmente nonostante le carenze istituzionali e vuoti normativi in merito alle unioni same-sex, le coppie omosessuali si stanno man mano facendo largo sfidando l’intero complesso di rappresentazioni e credenze su cui di fonda il nostro paradigma eterosessista.

Le famiglie omogenitoriali, così come quelle eterosessuali sono immerse in un costrutto sociale pluralista e multiforme che, come tale, deve ripensare il concetto vigente di famiglia per allargarlo alle emergenti forme familiari. In alcuni paesi europei quali il Belgio, la Svezia, l’Inghilterra, la Francia, l’Irlanda ecc, la questione delle famiglie omogenitoriali non è più percepita come una "falla" nel sistema ma è parte integrante di esso.

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Lo speciale sul Turismo LGBT da «Crescita Turismo» (03/14)

Clicca per scaricare la versione PDF dello speciale sul Turismo LGBT dalla rivista «Crescita Turismo» n. 373 - Marzo 2014Clicca sull'immagine per scaricare la versione PDF (testo in formato non accessibile) dello speciale sul «Turismo LGBT» dalla rivista «Crescita Turismo» n. 373 - Marzo 2014, pagg. 19-32. Articoli di Fabio Corbisiero, Andrea Cosimi, Alessandra Decataldo, Anna Dovadola, Aurora Fallini, Massimo Ferruzzi, Franco Fumagalli, Olga Mazzoni, Elisabetta Ruspini,  Desiree Sousa, Letizia Strambi, Tiziana Tirelli,  Marcus Vinicius Campos, Alessio Virgili.

A proposito di donne. Il lesbo-femminismo in 1500 parole

Il movimento femminista è venuto alla ribalta internazionale negli anni Sessanta del Novecento, con l'intento di modificare radicalmente la divisione sessuale dei ruoli femminili e maschili, quindi di rimettere in discussione, in tutti gli aspetti del vivere associato, una gerarchizzazione umana che riteneva gli individui di maggiore o minore valore sulla base dei rapporti di potere basati sul genere e sulle relative proiezioni sociali e politiche.

Il nuovo femminismo radicale, rappresentato ai suoi esordi dal gruppo delle Redstockings(1] il 7 luglio 1969 lanciò il suo manifesto a New York (Redstockings Manifesto, 1969, pp. 126-127): «Le donne sono una classe oppressa. La nostra oppressione è totale e riguarda ogni aspetto della nostra vita. Siamo sfruttate come oggetti sessuali e di riproduzione, come personale domestico e come manodopera a basso costo. Siamo considerate esseri inferiori, il cui unico scopo è quello di migliorare la vita degli uomini. La nostra umanità è negata. Il nostro comportamento ci viene prescritto e imposto con la minaccia della violenza fisica»[2].

Il moderno femminismo italiano, invece, nasce con la contestazione studentesca:

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