La tragedia di Giarre e la nascita dell'Arcigay

E' il 31 ottobre 1980 quando la cronaca italiana fu sconvolta da un duplice delitto accaduto a Giarre in Sicilia. Due ragazzi, Giorgio Giammona, 25 anni, ed Antonio Galatola, 15 anni, spariti da casa due settimane prima, vengono trovati morti, mano nella mano, uccisi con un colpo di pistola alla testa.

Giorgio, aveva alle spalle una vita difficile, condensata dal dolore e dall’amarezza. Suo padre si suicidò quando lui aveva appena sei anni; quindi, fu subito rinchiuso in un collegio, per subire poi nel ’78, una condanna per omosessualità che gli aprì periodicamente le porte del carcere. A seguito di ciò divenne per tutti un “puppu cu bullu” (letteralmente un frocio con il marchio); epiteto questo, che si sommò a quello di delinquente e balordo. Antonio, invece, era un ragazzino ingenuo, umile e timido, che con il suo “viso d’angelo” si preparava a sfidare il mondo. Così, quando suo padre assunse Giorgio, fra i due, inevitabilmente sbocciò una storia d’amore.

 Giornalisti e telecamere che si recarono sul posto da tutta Italia per rendere nota la tragedia si scontrano con l'omertà del paese, intimorito dall'idea di essere associato alla storia di una coppia omosessuale. Più di duemila persone parteciperanno al funerale di Antonio Galatola, nessuno a quello di Giorgio Giammona, in quanto apertamente gay. Le indagini portarono all'individuazione di un colpevole, Franco Messina, nipote di Antonio, all'epoca dodicenne e dunque impunibile. Il ragazzino sostenne che furono proprio le due vittime a chiedergli di sparare:

« Lo zio e Giorgio mi hanno portato in campagna e mi hanno detto: o ci uccidi, o noi uccidiamo te. Mi hanno messo una pistola in mano e si sono sdraiati sull’erba, come per dormire. Mi hanno dato un orologio, come ricompensa. Ho dovuto sparare alla testa, come mi avevano detto loro » La storia nasconde in se molti interrogativi che rimasero da sempre irrisolti.

Il primo ed il più importante, è rappresentato dalla confessione di Francesco. Confessione, successivamente ritrattata ed infine ribadita. Nella seconda versione Francesco, sosteneva che erano stati gli schiaffi dei carabinieri a farlo confessare e la paura che, suo nonno sarebbe stato arrestato per quel delitto, se lui non avesse deposto una tale confessione (minaccia/ricatto da parte delle stesse forze dell’ordine). Il secondo mistero, riguarda la presunta volontà della coppia di suicidarsi, a sostegno di questa tesi vi è una lettera trovata nei pantaloni di uno dei due amanti, in cui si chiede perdono alla mamma e contestualmente, si sottolinea però, la raggiunta e tanto agognata libertà. L’ipotesi del suicidio è poco credibile. Il clima vessatorio di Giarre, infatti era si presente, ma, a detta dei cronisti del tempo, non così opprimente come in altri paesini del meridione, anzi Giarre poteva essere ritenuta a quei tempi, una delle città più tolleranti. Infine se di omicidio si tratta, il suo autore, di certo non può essere stato un bambino. Se come si pensa l’uccisione dei due amanti, sia stato compiuta altrove e solo successivamente i cadaveri dei due sono stati ricondotti nel luogo del ritrovo.

Nonostante non si sia mai arrivati all'individuazione di un colpevole, tutte le piste portarono a pensare che i due fossero stati uccisi dal nipote di Antonio, allora dodicenne, su incarico delle famiglie e, sembra, con il benestare dei due ragazzi, convinti che non avrebbero mai potuto vivere serenamente. L'opinione pubblica italiana dovette riconoscere l'esistenza di un problema di discriminazione contro gli omosessuali.

Come immediata conseguenza, si costituì il primo collettivo del Fuori! della Sicilia orientale. Un mese dopo a Palermo da un'idea di Marco Bisceglia, un sacerdote apertamente omosessuale, e con la collaborazione di un giovane obiettore di coscienza, Nichi Vendola, Massimo Milani, Gino Campanella ed altri militanti fondano l'Arcigay, la prima sezione dell'Arci dedicata alla cultura gay, che si diffonderà di lì a poco in tutta Italia. Anche le donne femministe lesbiche diedero vita al primo collettivo lesbico siciliano Le Papesse. Il delitto di Giarre mise di fatto il seme per la nascita del movimento omosessuale italiano contemporaneo, dopo le prime esperienze di associazionismo fatte a Roma negli anni sessanta. Di lì a poco, a Bologna, per la prima volta ci fu un riconoscimento ufficiale di un gruppo gay da parte delle istituzioni con la concessione da parte del Comune di una sede all'associazione Il Cassero.