No identification with sterilisation! L’identità di genere non passa dalla sterilizzazione

Parlare di diritti degli individui spesso significa imbattersi e fare i conti con situazioni incresciose che denotano chiare lesioni della dignità umana. In questo caso vittime di sopruso risultano essere le persone transgender, alle quali viene negato il riconoscimento dell’ identità di genere senza l’accettazione di un gravoso ed illegittimo obbligo. La mappa di fianco, frutto di un’indagine effettuata nel 2015 da Transgender Europe edILGA- Europe, illustra con chiarezza che 23 Paesi europei pongono la sterilizzazione quale requisito necessario per il  riconoscimento dell’identità di genere. In questa triste lista, tra gli altri, figurano Russia, Azerbaijan, Georgia, Turchia, Bulgaria, Romania, Ucraina e, purtroppo, anche l’Italia. Se non ci si meraviglia di trovare Paesi quali, ad esempio, la Russia, che non si sono distinti per avere intrapreso ed attuato politiche a favore del riconoscimento e dell’inclusione della popolazione LGBT stupisce, invece, la presenza di Paesi quali Finlandia, Norvegia e Belgio, considerati all’avanguardia in materia di diritti. Risultano ancora pochi, i Paesi nei quali non vige l’obbligo di tale pratica. Un vivace blu simbolo di dignità e diritti colora, tra gli altri, il Portogallo, la Spagna, l’Inghilterra, la Germania, la Polonia e persino un’inedita Bielorussia.

I pochi Paesi rimanenti non hanno attuato nessuna politica per il riconoscimento legale dell’identità di genere. La lista comprende Armenia, Macedonia, Albania, Kosovo, Serbia, Moldavia ed Ungheria. Tra di essi ci sarebbe anche l’Irlanda, ma come specificato in un articolo di TENI (Transgender Equality Network Ireland) lo scorso 15 Luglio è stato approvato il Gender Recognition Act, il quale prevede pieno riconoscimento legale del genere per le persone transgender e permette di ottenere un nuovo certificato di nascita conforme con il cambio avvenuto. Uno storico passo in avanti, per la cattolicissima Irlanda. 

Riempie di amarezza constatare come, ancora, molti Paesi uniscano in un disastroso connubio l’identità di genere e lesive pratiche mediche e chirurgiche. La libertà di esprimere ciò che si è deve essere un diritto riconosciuto e garantito. Per eliminare situazioni umilianti si rendono necessarie politiche trasparenti e chiare, che non ostacolino la vita delle persone transgender e che garantiscano il pieno riconoscimento della loro identità di genere senza nessun intervento medico. Le persone transgender necessitano di tutela ed i risultati di un sondaggio sulla loro condizione di vita in Europa, condotto dall’agenzia FRA ( European Union Agency For Fundamental Rights), mostrano la continua violazione dei diritti fondamentali alla quale queste persone sono quotidianamente sottoposte. Nonostante questo si deve ammettere, comunque, che sono stati fatti alcuni passi in avanti. In Italia, ad esempio, una storica sentenza della Corte di Cassazione ha stabilito che non è necessario sottoporsi ad interventi chirurgici per ottenere il cambio dei dati anagrafici. Un primo passo sicuramente importante per l’Italia ed un segno di cambiamento. Proprio pochi giorni fa, il 31 Marzo, si è festeggiata la Giornata Internazionale della Visibilità Transgender. Una giornata in cui delle persone ritenute “invisibili” ritornano alla luce. Non rendiamo vani gli sforzi compiuti e ricordiamoci di considerare e rispettare la loro esistenza. Sempre.