SPECIALE INTERSEZIONALITÁ - Gay diversi, diversi gay

Lo stereotipo dell’omosessualità nell’antichità ci propone per lo più un tipo di relazione asimmetrica tra maschi adulti e maschi adolescenti, come ad esempio nel caso celebrato dell’amore tra Adriano e Antinoo. E lo stesso modello ha attraversato i millenni fino a tempi recenti, se si pensa ai giovanissimi amanti mediterranei dei grandi omosessuali nordeuropei dell’Ottocento, a volte più, a volte meno attempati, ma comunque adulti, da Byron a von Gloeden. Un altro tipo di asimmetria ha pure attraversato epoche e culture le più diverse, da quella ottomana fino agli stereotipi europei della metà del Novecento, e cioè quella della coppia formata da due uomini, grosso modo coetanei, ma con una forte polarità tra un partner virile, attivo, “normale” agli occhi del mondo eterosessuale, e uno effeminato, passivo, a volte travestito (si pensi ad esempio al cinema italiano anni Sessanta, Settanta, dal “Vizietto” in giù).

L’immagine che prevale oggi tende, al contrario, a proporre una relazione omosessuale tra uguali. Le coppie più spesso rappresentate al cinema, in televisione, nella pubblicità, sui quotidiani, sono formate da uomini di pari età e ambedue con espressione di genere maschile. Essere “omo” non significa dunque soltanto scegliere un partner dello stesso sesso, ma anche della stessa età e con simili caratteristiche fisiche, psicologiche e identitarie. L’unica polarità ammessa in questo tipo di rappresentazione è quella tra partner di diverso colore, la cosiddetta coppia “interracial”.

Tutt’intorno a questa immagine centrale, tuttavia, si aggirano altri tipi di relazione, che assecondano le più diverse inclinazioni dei singoli uomini gay, e che sfuggono al modello della simmetria, e per questo sono relegate a spazi più marginali nell’immaginario collettivo sia del mondo eterosessuale sia degli stessi gay.

 

La relazione, ad esempio, tra un maschio omosessuale e una donna transgender (M to F), resta tuttora relegata a una dimensione semiclandestina rispetto alle immagini pubbliche della coppia tutta maschile, e subisce un grado di stigmatizzazione molto più elevato di quella.

Un altro vasto spazio relazionale poco visibile ma molto praticato è quello delle relazioni intergenerazionali tra uomini gay, entrambi adulti, ma di età molto diversa l’uno dall’altro. Se in un passato lontano e recente esse rappresentavano un modello stereotipico dell’omosessualità, oggi sono invece molto poco presenti nell’immaginario collettivo, pur costituendo una diffusissima modalità di attrazione erotica e amorosa, sia da parte di giovani gay ventenni o trentenni interessati ai cosiddetti “daddies” sia da parte di uomini più maturi o anziani che a loro volta prediligono rapporti con giovani adulti.

Esistono, ad esempio, nel vasto panorama dei siti specializzati nella ricerca di partner gay, numerosi luoghi virtuali dedicati a questo tipo di esigenza, in cui a volte non è consentito contattare utenti che non abbiano almeno dieci anni di differenza, in più o in meno, ferma restando ovviamente l’assoluta esclusione di utenti minorenni. Ma nella realtà di questa area sfocata del mondo delle relazioni omosessuali molto spesso la differenza di età tra i due partner supera di gran lunga in 10 anni, e raggiunge non di rado i 30, 40 anni di distanza, in funzione delle preferenze e delle esigenze delle persone in questione.

Ciò che richiederebbe una qualche riflessione ulteriore, non è certo la libera, legittima, espressione delle singole manifestazioni dell’omosessualità, quanto la marginalizzazione di questo tipo di relazioni tra maschi maggiorenni di diversa generazione rispetto al modello prevalente “same sex, same age”, la loro scarsa visibilità pubblica, e l’aura di stigma che esse ancora subiscono al di fuori e a volte anche all’interno delle stesse comunità omosessuali.