SPECIALE INTERSEZIONALITÁ - Oltre la tassonomia intersezionale

Gruppi o categorie sociali specifiche possono essere oggetto di discriminazione a causa di differenti motivi e rispetto a diverse caratteristiche coesistenti nel medesimo tempo (immigrato irregolare omosessuale) o in tempi diversi (omosessuale divenuto disabile) oppure originarie (omosessuale sordo) o, ancora, conseguenti (una persona disabile o un migrante che “scoprono” la propria omosessualità). Le medesime caratteristiche possono pertanto presentarsi originariamente, coesistere o divenire intervenienti. È evidente che categorie o gruppi sociali stigmatizzati sono passibili di forme di discriminazione che si configurano nella maggior parti dei casi come «multiple»: l’accesso a servizi abitativi (pubblici o privati) di una coppia lesbica potrebbe essere ostacolato non soltanto dalla pubblicità e visibilità del legame delle due, ma anche dal pregiudizio sociale e dalla discriminazione legale relativi alla libertà di due persone dello stesso sesso di potere esprimere delle scelte intime (libere) di coabitazione e di legame (inesistenza dell’istituto matrimoniale o di altri istituti). Potremmo ipotizzare l’esistenza di uno scenario, non inverosimile, in cui aggiungiamo alle configurazioni individuate la diversa appartenenza etnica di una delle partner (ed immaginare una difficile accesso al mercato del lavoro) ed il loro genere.

La nostra coppia ipotetica pertanto potrebbe essere discriminata perché lesbica, perché mista ovvero per il genere di appartenenza (essere “femmine”). Si immagini il caso di un soggetto stigmatizzato per il suo orientamento sessuale, un gay, che si trovi ad essere anche disabile: questi potrebbe soffrire di isolamento nei confronti nel mondo associativo LGBT, essere discriminato se manifestasse il desiderio di paternità non solo perché omosessuale ma anche perché considerato figura genitoriale «poco adeguata» a causa della sua disabilità. Potremmo anche ipotizzare configurazioni sociali in cui non si presentano forme di discriminazione multipla in senso stretto ma possono presentarsi forme di discriminazione su elementi prevalenti ai quali possono seguire tratti, caratteristiche ed elementi secondari: ma come distinguere la gerarchia di prevalenza dei diversi fattori potenziali e concreti di discriminazione? Da un punto di vista concettuale il concetto di «discriminazione multipla» è insidioso proprio perché il pregiudizio gay-lesbo-transfobico non è esclusivamente radicato culturalmente ma diventa motivo di discriminazione anche all'interno delle “comunità” LGBT. Ciò porta a riflettere criticamente su quanto la «discriminazione» possa configurarsi regolarmente come «multipla» a seconda dei gruppi e della categoria a cui appartiene il soggetto, a seconda delle caratteristiche bio-psichiche dell’individuo e delle sue (dis)abilità fisiche, all’appartenenza di genere ed etnica e al suo status sociale. Non è pertanto plausibile definire concettualmente il termine «discriminazione multipla» se non attraverso una concettualizzazione aperta, flessibile e anti-categoriale che deve confrontarsi con le forme di strutturazione sociale, le pluri-appartenenze degli individui e dei gruppi sociali, le caratteristiche individuali, le diverse combinazioni tra queste dimensioni. Non è pertanto possibile una definizione compiuta del concetto di «discriminazione multipla» dal momento che gran parte della letteratura sociologica e giuridica internazionale si è misurata con la dimensione della contestualizzazione della discriminazione, indicando necessari riferimenti ai processi e agli sviluppi storici, sociali, culturali, politici e legislativi specifici e «locali». Tuttavia, in termini metodologici e seguendo una riflessione meta-sociologica, il tema della discriminazione multipla offre possibilità di riflessione teorica generale sul tema della costruzione sociale delle identità e delle appartenenze identitarie, anche all'interno di una più diffusa analisi del movimentismo LGBT. Una vita al margine delle identità egemoni (eterosessuali o omosessuali) (Rinaldi 2015), nella consustanzialità tra diverse istanze di appartenenza che sfidano, nel caso della razza-etnia o della disabilità fisica, le gerarchie delle stratificazioni corporee e delle loro gerarchie (al cui vertice sta il maschio bianco eterosessuale o omosessuale, maschile, di classe media, abile) mettono in discussione il concetto di identità e di appartenenza (la dimensione comunitaria). Rosanne Bersten discutendo il tema delle ibridazioni identitarie e delle loro consustanzialità (corpi neri gay; corpi transgender afro-italiani; sordi LGBT asiatico-americani, etc.), considera che l'identità in sé è un concetto pericoloso e che vi siano modelli di formazione identitaria che concernono la definizione di comunità minoritarie altrettanto problematici (Bersten, 2008: 9). Ogni processo di identificazione è imperfetto, nessun gruppo è compattamente omogeneo o perfettamente identico e i soggetti, continua ancora la Bersten, non performano identità perfette dal momento che i processi identitari sono ricorsivi, si interrompono e ricominciano, a livelli sempre più frammentari (Bersten, ibid.). Focalizzare la teorizzazione sulla dimensione identitaria, nel caso delle intersezioni e delle ibridazioni identitarie, contribuisce a nuove riterritorializzazioni del mito dell'essenzialismo identitario e fornendo alle “identità marginali” non più di tre opzioni: l'abbandono delle loro pratiche storiche specifiche in vista dell'accettazione di un sé costruito considerato più preferibile e legittimo all'interno di comunità interpretative specifiche; imparare a diventare camaleontici, utilizzando strategicamente le proprie informazioni identitarie a seconda dei gruppi all'interno dei quali si svolge il processo di negoziazione e socializzazione oppure, per ultimo, tentare di riterritorializzare una comunità basata su istanze identitarie minoritarie (Bersten, ibid.: 19). Ritornare alle pratiche materiali piuttosto che alle tassonomie identitarie permette, per esempio, di considerare i rischi delle universalizzazione e delle neutralità inerenti le disabilità, le cui analisi permettono di comprendere le intersezione tra le forme del potere dell'abiezione e dell'oppressione, della costruzione di ideali estetici, delle categorie identitarie e sessuali e dei soggetti incorporati (Muñoz, 1999; Anzaldùa, 2007). Si tratta di operare un'analisi congiunturale sui punti di tensione, sulle suture e le cicatrici, piuttosto che sulla coerenza di una qualunque configurazione identitaria (Bérubé, 2006).

 

 

Anzaldùa, G., Borderlands. La Frontera the New Mestiza , Aunt Lute Books, San Francisco, 2007.

Bersten, R., Marginalia: living on the edge , in «Gay & Lesbian Issues and Psychology Review», IV, 1, 2008, pp. 9-18.

Muñoz, J. E., Disidentifications. Queer of Color and the Performance of Politics , University of Minneapolis Press, Minneapolis, 1999.

Bèrubé, A., Prefazione a Robert McRuer, Crip Theory. Cultural Signs of Queerness and Disability , New York University Press, New York, 2006.

Rinaldi, C. (2015). «Rimani maschio finché non ne arriva uno più maschio e più attivo di te». La costruzione delle maschilità omosessuali tra normalizzazione, complicità e consumo, in «RAGION PRATICA», (2), 443-462