Speciale Napoli. A tu per tu con i protagonisti LGBT candidati al comune di Napoli. Intervista ad Antonella Capone

A Napoli si respira un clima frizzante. Le elezioni comunali del 5 giugno sono alle porte ed in città si consumano gli ultimi giorni di campagna elettorale. Una caratteristica di queste elezioni è la partecipazione di una vera e propria cordata di rappresentati della comunità LGBT, scesa nell’arena politica al fianco di Luigi De Magistris. I candidati si battono per la rivendicazione dei diritti non solo della comunità LGBT, ma di tutti i cittadini nel segno dell’uguaglianza, della lotta a tutte le discriminazioni e della considerazione di realtà marginali.

L’Osservatorio LGBT non si è limitato a guardare la situazione, ma ha ricercato il dialogo con i protagonisti. Abbiamo incontrato Antonella Capone, candidata alla V municipalità di Napoli (Vomero, Arenella), attivista storica ed ex presidentessa dell’associazione Arcilesbica Le Maree.

Antonella già da tempo è impegnata nelle battaglie del movimento LGBT, essendo stata presidentessa dell’associazione Arcilesbica Le Maree, e adesso scende nell’arena politica. Cosa l’ha spinta a farlo?

Io non mi reputo una politica. Personalmente sono stata l’ultima ad aggiungersi alla cordata LGBT. Sono stata nel partito comunista quando ero ragazzina, ero una fan sfegatata di Berlinguer. Ho quasi cinquant’anni, militavo nella FGCI e poi sono passata all’Ulivo… ho fatto di tutto. Hanno cercato di coinvolgermi nella parte attiva, ma io mi sono sempre rifiutata. Prima la situazione politica non era chiara, ma è diversa. Facendo parte dell’associazione Arcilesbica da 22 anni, ho militato ed ho visto tutti i cambiamenti di questa città, anche se io sono napoletana d’adozione. Sono aversana e vivo a Napoli da vent’anni. Ho vissuto i cambiamenti della città e ricordo com’era per le persone LGBT vent’anni fa.  Quest’amministrazione ha dato tantissimo alla nostra comunità tra cui l’opportunità di vivere liberi. Le nostre battaglie, però, non sono finite con le Unioni Civili, ma sono appena cominciate. Ci sono ancora battaglie importanti da combattere come, ad esempio, quella per i diritti dei bambini e per una legge contro l’omotransfobia. La comunità lesbica è sempre stata più nascosta ed io mi batto per la visibilità delle donne, come coronamento di questi vent’anni di battaglie. Stiamo dando un forte segnale alla città, ci mettiamo faccia ed impegno. Non ho la presunzione di essere eletta, ma nell’eventualità che dovesse succedere ci metterò sempre la faccia. Come avviene da vent’anni. Secondo me Arenella è tra i quartieri più transfobici, anche se sembra che apparentemente vada tutto bene. Qui la lotta sarà molto dura.

 

Insieme a lei ci sono altri candidati provenienti dalla comunità LGBT che sostengono il candidato Luigi De Magistris. Durante la campagna elettorale qual è stata l’accoglienza verso questa inedita formazione?

L’accoglienza è stata molto tranquilla per quel che mi riguarda. Qualche polemica c’è stata solo dopo il Pride perché molti hanno pensato che i candidati lo strumentalizzassero. Il Pride c’è sempre stato ed il sindaco è sempre stato con noi, così come lo è stata l’Assessora delegata alle Pari Opportunità e quello per le Politiche Giovanili. Persone che ci sono sempre state vicine e che hanno sempre lavorato al nostro fianco. Alle elezioni il sindaco c’era, la Marino c’era…e due anni fa altrettanto. Dopo il Pride ho organizzato uno stand al Vomero ed è stato bello confrontarsi con le varie realtà che rendono rainbow questa città. Stiamo continuando a dare un segnale molto forte affinché questa città diventi sempre più aperta ed accogliente.

Quali sono le spinte e le aspettative che ha ricevuto dalle persone LGBT? Pensa che nei potenziali elettori possa nascere l’idea che lei si dedicherà in particolar modo alle sole problematiche di questa comunità? E quali sono i punti nevralgici del suo programma politico?

Ho dovuto dare le dimissioni da Arcilesbica poiché è un’associazione apartitica ed apolitica e non si può schierare. Le ragazze, comunque, si aspettano che si abbia un occhio di riguardo verso la nostra comunità e questa è anche una priorità, ma non significa sottovalutare altre realtà degne di attenzione. Mi vengono in mente la rivalutazione dei parchi del Vomero, la manutenzione pubblica e la sicurezza dei cittadini in quartieri come Arenella. Farei entrambe le cose. Andrei, ad esempio, nelle scuole e parlerei di bullismo, ma non solo omostransfobico, ma in generale.  Noi siamo, prima di tutto, cittadini di Napoli ed il consigliere comunale è a metà strada tra il cittadino ed il politico, ed io mi sento più cittadina. Osservo quali possono essere i problemi che affliggono il cittadino perché li vivo, anch’io, quotidianamente.

Il recente Gay Pride di Bagnoli testimonia un impegno ed un’attenzione particolari sul tema della riqualificazione delle periferie. Un messaggio di forte rivalsa da parte della comunità LGBT che, spesso, è discriminata ed emarginata.  Cosa pensa si possa fare per combattere la discriminazione e per riportare l’attenzione sulle realtà “dimenticate”?

Una cosa importante per la comunità è la visibilità, urlare che non c’è motivo di discriminare perché siamo persone e come tali il rispetto è fondamentale. Non importano l’etnia, l’orientamento sessuale, la religione…stiamo parlando di essere umani. Il Gay Pride a Bagnoli è stato un segnale di considerazione delle realtà più marginali di Napoli. Bagnoli è stata bistrattata da più di un secolo, voleva essere un centro balneare ma è stato rovinato dall’Italsider, dall’ Eternit. Hanno fatto un vero e proprio scempio. Il litorale è bellissimo e, purtroppo, c’è divieto di balneazione e la spiaggia è a rischio.  Bisogna riappropriarsi dei luoghi perché hanno grandi potenzialità non sfruttate. La riqualificazione delle periferie permetterebbe di lasciare spazio, ad esempio, ad associazioni di volontariato o ad aree per bambini. Purtroppo Bagnoli è associata, specialmente negli ultimi periodi, ad episodi di transfobia come testimoniato dall’omicidio di piccola Ketty e dalla più recente aggressione ai danni di un’altra persona transgender. Tutte cose che la comunità ha voluto mettere in risalto nel Pride di quest’anno. Andare a Bagnoli è stata una sfida, certo non abbiamo fatto gli stessi numeri che avremmo collezionato facendo il Pride in centro, ma non ha importanza. È stato, comunque, un successo. Abbiamo messo sotto i riflettori questo quartiere, al di là delle implicazioni politiche. Avevamo a cuore questo caso già da molto tempo, era tutto già deciso. Molti non sanno quanto lavoro ci sia dietro il Pride e la preparazione è lunga e laboriosa. Bisogna interagire con le realtà locali, le istituzioni ed anche tra di noi. Coordinare molte persone non è una cosa semplice e solo dopo tanti incontri e tanto tempo si arriva a quella punta dell’iceberg, visibile a tutti, che è il corteo del Pride. Quest’anno il Pride è stato fatto a Bagnoli ed il regionale sarà a Caserta, il prossimo 25 giugno. Quella casertana è una sfida ardua, ma noi siamo qui per lottare e per rendere le cose migliori, pur partendo dal nostro piccolo. Non ci arrenderemo perché la guerra è ancora lunga. Se anche solo uno di noi ce la fa è, comunque, una vittoria. Siamo una squadra.