Rischio salute più alto tra i giovani LGB. I dati della National Youth Risk Behavior Survey

L’adolescenza è una fase di transizione in cui i giovani cercano di conquistare il proprio posto nel mondo degli adulti e si ritrova a dover gestire diversi livelli di difficoltà, dovute ai grandi rimaneggiamenti e trasformazioni sia sul piano psicologico che su quello fisico. Ma mentre molti giovani affrontano tale passaggio con successo con l’obiettivo di diventare adulti sani e produttivi, altri lottano a causa di problemi quali la stigmatizzazione, la discriminazione, la disapprovazione della famiglia, il rifiuto sociale e la violenza.

Si tratta di milioni di adolescenti Lgbt che quotidianamente sono costretti a portare un peso troppo grande, troppo pesante per la loro età e a fare i conti con continui sentimenti di impotenza, di isolamento sociale, di instabilità e di insicurezza. Il Centers for Disease Control and Prevention di Atlanta ha pubblicato nel mese di agosto 2016 il primo studio a livello nazionale sui comportamenti a rischio degli studenti gay, lesbiche e bisessuali delle scuole superiori degli Stati Uniti. L’indagine YRBS (National Youth Risk Behavior Survey), la quale è stata condotta nel 2015 su un campione probabilistico di 15.624 studenti tra scuole pubbliche e private, per la prima volta quest’anno guarda anche all’identità sessuale a seguito dell’inserimento di due quesiti che hanno permesso ai giovani studenti di identificarsi in base al proprio orientamento sessuale. È stato riscontrato un tasso di risposta a livello di scuola del 69% e un tasso di risposta a livello studente del 86 %. Da essi si ottiene un tasso di risposta globale del 60 %.

Come strumento di rilevazione è stato utilizzato un questionario standardizzato anonimo, somministrato attraverso l’auto-compilazione. Il risultati della ricerca mostrano come gli studenti che si identificano come lesbiche, gay e bisessuali, non solo sperimentano rischi più alti per la salute fisica in confronto ai coetanei eterosessuali, ma subiscono in misura maggiore diversi tipi di violenza. Il 18% di studenti LGB contro il 5% di eterosessuali dichiarano di essere fisicamente costretti ad avere rapporti sessuali. In maggioranza sono gli studenti LGB ad aver subito una violenza sessuale (23%) rispetto ai loro pari etero (9%) e lo stesso accade per le violenze fisiche (18% LGB contro l'8% eterosessuali). Ma i dati mostrano una maggiore esposizione di essi anche al rischio di bullismo a scuola e in linea. Ad essere bullizzati a scuola sono il 34% degli studenti LGB contro 19% di studenti eterosessuali, mentre è il 28% di adolescenti LGB rispetto al 14% dei coetanei etero ad essere vittime del cyberbullismo. È evidente che una complessa combinazione di fattori legati al genere, alle discriminazioni e alle conseguenti violenze, può certamente mettere in pericolo lo status psicologico dei giovani adolescenti, non a caso dimostrandosi più predisposti alla depressione, a rischio di suicidio, alle dipendenze e allo scarso rendimento scolastico. Più del 40% degli studenti LGB hanno preso seriamente in considerazione il suicidio e il 29% hanno riferito di aver tentato il suicidio l’anno precedente alla ricerca. Il 60% degli studenti LGB affermano di essere stati molto tristi e disperati tanto da abbandonare le loro abituali attività, saltando la scuola molto più spesso perché non si sentivano al sicuro. Cinque volte maggiore è anche la probabilità degli studenti LGB di far uso di droghe illegali rispetto agli altri studenti etero. Tali dati mostrano la discriminazione e la solitudine di molti adolescenti Lgb, che giorno per giorno devono fare i conti con chi non li accetta e commette violenza, anziché sentirsi socialmente, emotivamente e fisicamente sicuri e supportati nelle loro scuole e comunità. Motivo per il quale CDC richiede un'azione accelerata e coordinata da parte delle scuole e le comunità per proteggere la salute e il benessere degli studenti LGB, impegnandosi insieme ai partner all’attuazione e valutazione dei programmi che affrontano molti di questi rischi e sostenere le soluzioni, compresa la prevenzione alla violenza, lo sviluppo di strumenti educativi per promuovere ambienti scolastici sani per tutti gli studenti.

Secondo il parere della Dott.ssa Elizabeth Miller, del Centro medico dell’ Università di Pittsburgh, l'intensità degli atteggiamenti omofobici e l'accettazione della vittimizzazione correlata all’essere gay, così come il silenzio in corso intorno alla sessualità degli adolescenti, emargina un intero gruppo di giovani e tale marginalizzazione aumenta la loro vulnerabilità allo sfruttamento e alle relazioni violente. Bisogna quindi intervenire e darsi da fare contro dinamiche di sopraffazione dirette non solo verso gay, lesbiche, bisessuali e transessuali, ma anche verso eterosessuali che escono fuori dagli schemi, adolescenti che si stanno interrogando sulla propria identità sessuale o persone che hanno amici o familiari omosessuali. Ciò perché le conseguenze dell'omofobia in età adolescenziale si manifesta nell'acuirsi dell'omofobia interiorizzata, che porta la vittima a sviluppare sensi di colpa e vergogna per gli episodi subiti. Questo naturalmente comporta un crollo dell'autostima e un senso di impotenza che ha forti conseguenze in termini di depressione. Inoltre, le vittime tendono a sviluppare paure e preoccupazioni elevate anche fuori dal contesto scolastico, influenzando negativamente la loro vita, abitando i loro incubi e causando improvvisi attacchi di collera che non hanno motivo d'essere. Tale disadattamento costituisce la base del disagio che porta moltissimi giovani adolescenti Lgb al suicidio, uno degli esiti più comuni dell'esposizione ripetuta ad atti di violenza e bullismo a scuola o in rete.

Questo studio americano ha certamente portato alla luce delle dinamiche di oppressione che gli adolescenti omosessuali e bisessuali, ma anche transessuali (non presenti in questo studio) di tutto il mondo subiscono, ma di cui purtroppo poco si indaga e per nulla si interviene. Lo stesso accade anche nel nostro paese, sebbene nel corso degli anni l'interesse sul fenomeno sembra essere aumentato. È importante quindi sottolineare la rilevanza di condurre in Italia studi analoghi, affinché aumenti la consapevolezza della dannosità del fenomeno e favorisca forme di contrasto.  Interventi che probabilmente sono difficili da attuare in paesi come il nostro dove l’educazione alla sessualità e all’affettività non rientra nei programmi formativi. Spesso i problemi nascono per una parola di troppo, ma talvolta anche per una parola di meno. Un silenzio che può essere vissuto come una forma di non accettazione e finisce per rafforzare i sentimenti di vergogna e inadeguatezza, spingendo alla conclusione che, per non essere emarginati e discriminati, tutto sommato è meglio nascondersi. Secondo l'Agenzia per i diritti Fondamentali dell'Unione europea l'omofobia nel 2009 danneggiava la salute di quasi 4 milioni di persone in Europa e l'Italia è il paese dell'Unione Europea con il maggior tasso di omofobia sociale, politica ed istituzionale. Un dato che deve far riflettere, perché negare l’esistenza dell’omofobia e di conseguenza la necessità di combatterla è essa stessa una forma sottile e insidiosa di omofobia.

La ricerca completa è disponibile alla pagina seguente http://www.cdc.gov/healthyyouth/disparities/smy.htm