Quanti sono gli Lgbt? Riflessioni sulla metodologia

Oggi viviamo un momento di enorme visibilità e conseguente attenzione pubblica verso la popolazione LGBT. Questo favorisce il lento processo di decostruzione degli stereotipi e dei pregiudizi ed è riconducibile alle continue lotte contro l’omofobia, le discriminazioni sessuali e la negazione di diritti così come alle manifestazioni nazionali per le pari opportunità e le richieste di riconoscimento messe in opera dalla comunità LGBT con il significativo contributo dell’associazionismo rainbow. Ma quante sono le persone LGBT? Una domanda che merita di trovare risposta in ragione alla conquista dei diritti, ma che sicuramente incontra significative difficoltà metodologiche.

Guardando ai risultati dell’indagine nazionale dell’Istat pubblicati nel 2012, circa un milione di persone si è dichiarato omosessuale o bisessuale e altri due milioni circa hanno dichiarato di aver sperimentato nella propria vita l'innamoramento o i rapporti sessuali o l'attrazione sessuale per persone dello stesso sesso. Nel complesso si arriva ad una stima di circa 3 milioni di italiani (6,7% della popolazione che vive in Italia). Secondo i dati, il 2,4% della popolazione si è dichiarato omosessuale o bisessuale, il 77% si dice eterosessuale e lo 0,1% transessuale. Ma L'Istat stesso mette in guardia sul fatto che il dato non è di per sé esaustivo dato che il 15,6% del campione non ha fornito alcuna risposta al quesito nonostante siano state rispettate le norme sulla privacy ed il 5% ha scelto l'opzione "altro" senza specificare alcunché. 

Il dato, pertanto, riguarderebbe unicamente le persone che hanno superato il processo che in psicologia sociale viene definito "coming out", dichiarano o hanno iniziato a dichiarare a sè stessi e alle proprie reti sociali la propria identità sessuale non normativa. I risultati sottolineano anche come siano gli uomini a dichiarare maggiormente la propria omosessualità (il 2,6% contro il 2,2% delle donne) e come ciò avvenga di più al nord (3,1%) rispetto al centro (2,1%) e al sud (1,6%). Tra i giovani la percentuale arriva al 3,2%, scendendo al 2,7% fra gli over 35 e ad uno 0,7% fra gli anziani.

Se ricorriamo alla letteratura scientifica internazionale, le stime a cui spesso si fanno riferimento quando si discute della dimensione della popolazione Lgbt sono quelle rilevate dal demografo Gary J. Gates direttore dell’Ucla’s Williams Institute, che partendo dall’idea che la comprensione della numerosità di persone lesbiche, gay , bisessuali e transessuali, è un primo passo fondamentale per informare una serie di politiche pubbliche e temi di ricerca, ha aggiunto al censimento sulla popolazione degli Stati Uniti del 2011 due specifiche domande, rispettivamente sull’identità di genere e l’orientamento sessuale.

Le analisi suggeriscono che ci sono più di 8 milioni di adulti negli Stati Uniti sono LGB: il 3,5% della popolazione adulta. Questo è diviso quasi equamente tra persone che si identificano come lesbiche/gay e bisessuali, 1,7% e 1,8 % rispettivamente. Ci sono anche quasi settecentomila individui transessuali o transgender negli Stati Uniti. Alla luce di queste risultati, si può ragionevolmente affermare che circa nove milioni di americani si identificano come LGBT. A titolo di confronto, tale studio suggerisce che la dimensione della comunità LGBT è approssimativamente equivalente all'intera popolazione del New Jersey e il numero di adulti che hanno avuto esperienze sessuali dello stesso sesso è pari quasi alla popolazione della Florida.

Si può certamente affermare che nel corso degli ultimi anni è cresciuto in Europa e negli Stati Uniti il numero di ricerche e studi che hanno analizzato le problematiche legate alla comunità Lgbt. In Italia al contrario le survey sulla sessualità sono ancora molto limitate e poche sono le indagini che coinvolgono direttamente la popolazione Lgbt. I motivi vanno ricercati in diversi fattori quasi tutti legati al conservatorismo in cui versa la società italiana.

Se pensiamo ad alcuni punti di debolezza delle attuali linee di ricerca, in accordo con quanto afferma Amalia Caputo, docente al Dipartimento di Scienze Sociali della Federico II di Napoli, notiamo che spesso si parte dal presupposto che le persone Lgbt abbiano una percezione del rischio più bassa rispetto alle persone etero, per cui le survey che hanno per oggetto la popolazione Lgbt indagano tendenzialmente i comportamenti sessuali, le malattie e le dipendenze. Nello stesso tempo la popolazione viene in genere pensata come dicotomica, divisa in eterosessuali ed omosessuali. Ciò significa che si osserva la comunità lgbt come un gruppo omogeneo al suo interno nella quale non si considerano le differenze rispetto all’orientamento sessuale. Sono ancora poche le survey che focalizzano l’attenzione sulla specificità degli omosessuali rispetto ai bisessuali o la dimensione dell'orientamento sessuale rispetto alle persone transgender, ovvero all'identià di genere. Connessa è la ricorrenza che vede la comunità Lgbt come prevalentemente omosessuale e maschile tralasciando l’omosessualità femminile, la bisessualità, la transessualità, generalizzando poi erroneamente i dati all’intera popolazione Lgbt. Secondo Goffman (1963) analizzare una popolazione come quella lgbt, stigmatizzata, frammentata e non censita comporta delle conseguenze di campionamento. Nella maggior parte dei casi infatti si ricorre a procedure di selezione che limitano la generalizzazione dei risultati, come campioni di convenienza, i quali escludono automaticamente parti della popolazione che non dichiarano apertamente il proprio orientamento sessuale o coloro che non frequentano i luoghi in cui vengono reclutati.

Il problema è che non si può dividere un arcobaleno e metterlo in scatole precise, perché l’identità sessuale non è sempre consapevole e nemmeno determinata nel tempo. Molti semplicemente non hanno un'identità sessuale univoca, altri agiscono pratiche sessuali in un modo ma si definiscono in un altro e non solo per problemi di accettazione. Soprattutto rispondere a domande intime ha riflessi così forti sulla privacy e sul rapporto individuale con le istituzioni che molti si rifiutano di rispondere. Per cui gli esiti degli studi devono essere guardati con cautela. Spesso si incorre nell’errore di sottostimare o al contrario sovrastimare la dimensione della popolazione Lgbt per rispondere ad interessi particolaristici a danno della verità, oppure considerare “certezze” dati statistici che in realtà non identificano il variegato mondo Lgbt ma che addirittura corrono il rischio di sfociare nella discriminazione e nell'etichettamento. Per cui siamo chiamati a riflettere sulle problematiche dell’apparato metodologico delle attività di ricerca sulla sessualità, perché senza valide informazioni statistiche, è difficile impostare politiche o fare affermazioni di qualsiasi natura se non fondate sui pregiudizi.

 

Bibliografia 

 

Caputo A., Popolazione Lgbt: questioni teoriche e dilemmi metodologici in Comunità omosessuali. Le scienze sociali sulla popolazione Lgbt, a cura di F. Corbisiero, Milano, FrancoAngeli, 2013, pp.213-215

Gates G. J., How Many People are Lesbian, Gay, Bisexual and Transgender, «The Williams Istitute», 2011 (La versione integrale è scaricabile al sito seguente: :http://williamsinstitute.law.ucla.edu/wp-content/uploads/Gates-How-Many-People-LGBT-Apr-2011.pdf

Goffman E., Stigma: notes on the management of spole identity, Touchstone, New York, 1963

Istat report, La popolazione omosessuale nella società italiana, 2011, pp. 17-18. (La versione integrale è scaricabile al sito seguente: http://www.istat.it/it/files/2012/05/report-omofobia_6giugno.pdf?title=Popolazione+omosessuale+nella+societ%C3%A0+-+17%2Fmag%2F2012+-+Testo+integrale.pdf)