Il dibattito sulla «Gestazione per Altri» in Italia: tra la "via etica" e chi è contro a prescindere

L’ultimo finesettimana di settembre si è svolta a Bruxelles la “Seconda conferenza annuale sulle opzioni di genitorialità per le persone omosessuali europee”. Il meeting internazionale è stato organizzato da Men having babies con i seguenti punti di discussione:

  • veicolare l’idea che la maternità surrogata può essere una cosa bella se segue criteri etici, non diventa un atto commerciale e si proteggono la sicurezza e i diritti di tutte le parti coinvolte;
  • promuovere una regolamentazione unica della maternità surrogata, in cui gli intermediari – le agenzie – siano organizzazioni senza scopo di lucro;
  • incoraggiare gli Stati a non impedire questa pratica costringendo i diretti interessati a recarsi all’estero;
  • determinare una compensazione che sia regolata per legge ma che non dipenda da risultati specifici.

Una “coalizione internazionale per una GPA etica” è stata creata tra le nove associazioni presenti (ben quattro le italiane: Associazione Luca Coscioni, Associazione Radicale Certi Diritti, Famiglie Arcobaleno, UAAR;

le non italiane erano: le statunitensi Men Having Babies e Our Family Coalition, storica associazione di genitori lgbt, l’olandese  Meer dan Gewest, Israeli Gay Fathers’ Association e la belga ASBL Homoparentalités) che hanno iniziato a lavorare ad un documento di sintesi dei parametri etici per il ricorso alla gestazione per altri da parte di aspiranti genitori. Il documento è stato elaborato anche con il contributo delle donne portatrici che fanno parte dell’Advisory Committee di Men Having Babies ed è stato portato al dibattito svolto al congresso dell’associazione Luca Coscioni con l’intenzione di elaborare una proposta di legge per l’Italia.

Una critica radicale a queste posizione viene dal documento intitolato “Lesbiche contro la GPA: Nessun regolamento sul corpo delle donne”, firmato da note attiviste lesbiche e femministe italiane, tra cui Edda Billi, Cristina Gramolini, Daniela Danna, Francesca Polo, ed attiviste di fama internazionale tra cui Silvia Federici, Emerita presso l’Hofsra University di New York, Ariel Salleh, Sydney University, Barbara Katz Rothman, City University of New York.

Questo documento, che è possibile leggere sul sito di Daniela Danna, richiamandosi alla “Convenzione ONU sui diritti del bambino” (Stoccolma 1989), alla Convenzione sull’adozione internazionale (l’Aja 1993) ed alla convenzione del Consiglio d’Europa sulla biomedicina (Oviedo 1997) che vieta la mercificazione di parti del corpo umano (“ovociti compresi”), in nome dell’autodeterminazione delle donne e dei diritti dei neonati, esprime in tre punti:

  • il rifiuto della mercificazione delle capacità riproduttive delle donne,
  • il rifiuto della mercificazione dei bambini,
  • la richiesta a tutti i paesi di mantenere la norma di elementare buon senso per cui la madre legale è colei che ha partorito e non la firmataria di un contratto né l’origine dell’ovocita.

La posizione radicale delle attiviste ha riacceso in Italia il dibattito sul tema della GpA ottenendo l’approvazione della fazione cattolica dentro e fuori il movimento lgbt (tra questi Aurelio Mancuso, Daniele Silvestri e Paola Binetti).

L’85% delle GpA viene praticato per fare in modo che coppie eterosessuali sterili abbiano un figlio, per il restante 15% coppie omosessuali soprattutto, ma non solo, maschili[i]. La GpA in Italia è vietata per la legge di matrice cattolica n. 40 approvata nel 2004. Questa legge esclude esplicitamente le persone omosessuali dai trattamenti (già limitati ed estesi da sentenze della Cassazione) di Procreazione Medicalmente Assistita[ii], e prevede sanzioni contro chi solo pubblicizza le pratiche relative alla Gestazione per Altri. Questo è il motivo per cui le coppie omosessuali devono recarsi all’estero.

La recente legge n. 76 del 2016 (cd “legge Cirinnà”), come ricordiamo, è stata approvata grazie anche al brutto stralcio della Stepchild Adoption dopo il polverone mediatico contro la GpA di cui questa legge non si è mai occupata.

«Anche alla luce del rapporto approvato il 21 settembre dalla Commissione salute dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, è importante portare l’azione per la legalizzazione della GPA anche a livello transnazionale. Leggi che seguano stringenti principi etici e che eliminino il turismo procreativo sono assolutamente urgenti e necessarie per far sì che i diritti umani e l’autodeterminazione di tutte le parti coinvolte sia rispettata», dice Yuri Guaiana, segretario dell’Associazione Radicale Certi Diritti, che ha rappresentato le associazioni italiane al convegno di Bruxelles.

«E’ dal 2005 che la nostra associazione – spiega Marilena Grassadonia, presidente di Famiglie Arcobaleno – si auspica una regolamentazione della Gestazione per Altri che sia rispettosa di tutte le persone coinvolte, come d’altronde è scritto nella nostra carta etica. Da sempre ci battiamo per far conoscere le storie delle nostre famiglie, per raccontare come la Gpa possa essere un percorso d’amore. La coalizione internazionale per una Gpa etica è la risposta migliore a chi condanna senza conoscere. L’autodeterminazione della donna rimane, per noi, il faro a cui guardare per non perdersi nelle nebbie di un dibattito a volte strumentale. Ribadiamo che la mancanza di regole e il proibizionismo possono solo alimentare fenomeni di sfruttamento».

L'Osservatorio LGBT continuerà a seguire il dibattito sulla Gestazione per Altri.

 

[i] Fonte Famiglie Arcobaleno.

[ii]“possono accedere alle tecniche di procreazione medicalmente assistita coppie di maggiorenni di sesso diverso, coniugate o conviventi, in età potenzialmente fertile, entrambi viventi”, articolo 5 della legge 40 del 2004