Global Gay: oltre le barriere dell'omofobia.

Il 20 aprile si è svolta presso il Grenoble, l’Institut français di Napoli, in occasione della rassegna letteraria Poetè, la presentazione del libro «Global Gay» di Frédéric Martel. Un testo che si pone come obiettivo quello di raccontare a tutto il mondo, attraverso un’inchiesta, le lotte incessanti dei militanti gay che ogni giorno si battono per affermare il diritto di esprimere la propria individualità e allo stesso tempo incoraggia tutti coloro che vogliono sostenere questa causa.

In tutto il globo dalla Cina all’India, dal Sud Africa alla Russia schiere di attivisti gay non sono più soli perché affiancati da imprenditori, avvocati, artisti, giornalisti

e molti altri soggetti anonimi, impegnati nel portar avanti la battaglia per i diritti della comunità LGBT. Nel processo di globalizzazione stiamo assistendo ad un rovesciamento della medaglia. La comunità LGBT da sempre ghettizzata e talvolta costretta all’anonimato adesso trova la sua massima espressione in un momento storico in cui la subcultura gay viene fuori con forza intrecciandosi indissolubilmente con la questione dei diritti umani.

Frédéric Martel riguardo a quello che viene definito il mondo Occidentale ci dice che la svolta è iniziata; stiamo, infatti, «passando dalla de-penalizzazione dell’omosessualità, alla criminalizzazione dell’omofobia» sottolineando il fatto che in passato era impossibile esternalizzare apertamente la propria omosessualità, oggi invece è diventato difficile essere apertamente omofobi. Purtroppo in tanti altri paesi del mondo, soprattutto quelli di religione mussulmana, come Arabia Saudita, Iran, Yemen, le zone settentrionali della Nigeria e del Sudan e in alcune regioni della Somalia, continua la persecuzione degli omosessuali puniti attraverso la pena di morte.

Martel teorizza due tipi di omofobia: l’omofobia fredda e l’omofobia calda. In quella fredda troviamo paesi che sulla carta sono estremamente omofobi ma che, invece, nella pratica lo sono molto meno. Un esempio di ciò lo si può ritrovare a Singapore dove è possibile imbattersi non solo in molti militanti gay, ma anche in numerosi locali frequentati prettamente da omosessuali.

Al contrario, l’omofobia calda, la ritroviamo in paesi dove non ci sono delle vere e proprie leggi anti gay, ma in cui c’è molta omofobia che si riversa nella pratica. Tra questi vi è l’Egitto e anche lo stesso Sud Africa in cui, pur con costituzioni tra le più progressive al mondo e dal 2006 ad aver legalizzato i matrimoni egualitari, tuttora le unioni tra le persone dello stesso sesso vengono percepite come un comportamento deviante, stigmatizzate e sanzionate socialmente. Una sanzione dal basso che si esplica nella deprivazione sociale del diritto di cittadinanza: essere considerati non africani è il prezzo da pagare per l’affermazione della propria individualità e della propria sessualità.

Il sociologo francese definisce l’omosessualità come una scelta individuale, perché si sceglie di viverla e aggiunge che molte persone scelgono di non viverla o non possono scegliere di viverla.

L’autore per concludere il suo dibattito, invita a riflettere su quanto i gay possano somigliarsi pur mantenendo le proprie differenze. Quando parliamo di «Global gay» ci riferiamo a tutti gli individui LGBT che, seppure dislocati nei luoghi più remoti del globo, sono accomunati dalla stessa lotta per rivendicare quei diritti che gli spettano dalla nascita. La questione di fondo è che questi stessi individui hanno delle proprie specificità perché portatori di usanze, culture e tradizioni diverse in base al paese di appartenenza. La loro diversità si evince soprattutto nel modo che hanno di reagire alla repressione omofoba e ancora nel modo di manifestare la propria omosessualità. Tutto ciò porta l’autore alla conclusione che sarebbe stato forse più appropriato intitolare il libro «Local Gay» e non «Global Gay». Affermazione che trova conferma nel fatto che la sua inchiesta è stata condotta in circa 40 paesi e che in ogni paese sono state reperite dalle 30 alle 40 storie. Ciò rende impossibile teorizzare un «Global Gay» poiché ogni paese è a se stante, ma si potrà parlare di tanti «Local Gay».

La rassegna Poetè è organizzata da Claudio Finelli. L'evento ha visto la partecipazione dell'attrice Cristina Donadio, protagonista femminile della seconda serie di Gomorra, che ha letto alcuni tra i passi più significativi del testo.

Segue la pagina facebook dell'evento https://www.facebook.com/events/1566163026985967/