AIS interviene nel dibattito sulla presunta nocività degli Studi di Genere in ambito educativo

Riportiamo il comunicato redatto da alcun* Componenti del Consiglio Scientifico Sezione AIS “Studi di Genere” sulla presunta nocività degli Studi di Genere in ambito educativo. Il comunicato è stato diffuso il 10 febbraio 2015 e porta la firma di Emanuela Abbatecola, Francesco Antonelli, Ignazia Bartholini, Fabio Corbisiero, Alessandra Decataldo, Sabrina Perra, Elisabetta Ruspini, Claudia Santoni, Luca Toschi.

Il seguente documento è stato redatto da alcune studiose e studiosi che fanno parte del Consiglio Scientifico della Sezione ed aperto alla sottoscrizione di chi ne condivida contenuti e la ritenga opportuna.

Negli ultimi giorni si sono moltiplicate le dichiarazioni di autorevoli esponenti di diverse istituzioni italiane in merito alla presunta “nocività” degli Studi di Genere in ambito educativo.

Nel rispetto della pluralità dei convincimenti di ciascuna persona, e nella volontà di vivificare un dialogo costruttivo e tollerante fra soggetti istituzionali e facenti parte delle reti sociali (civicness), riteniamo opportuno ribadire alcuni elementi storico-scientifici ed etico-procedurali che esplicitano anche le nostre posizioni, unitamente alla ricca trama di studi e ricerche che li supportano.

Le persone firmatarie di questo comunicato (facenti parte del Consiglio Scientifico della Sezione AIS-Associazione Italiana di Sociologia “Studi di Genere”) ricordano che studi e teorie di Genere costituiscono parte fondamentale e irrinunciabile della conoscenza prodotta dalle Scienze Umane e Sociali. Studi e ricerche gender-sensitive sono un campo di studi scientifico riconosciuto, affermato e diffuso a livello internazionale (europeo ed extraeuropeo) e non un terreno di propaganda ideologica.

Nei vari contesti di ricerca in cui oggi sono usate, le teorie sul Genere problematizzano l’identità sessuale naturalisticamente intesa, per cui il concetto di Genere vuole indicare che non è la sola biologia a determinare cosa sia una donna oppure un uomo: la società e la cultura (attraverso l’azione di agenzie di socializzazione e istituzioni) influenzano e indirizzano la conformazione dei ruoli maschili e femminili. Si tratta di processi delicati e complessi, sui quali la Sociologia, in particolare, può e deve riflettere. I motivi sono diversi. Certamente l’ampliamento della conoscenza ma anche un’assunzione di responsabilità: il riconoscimento della dimensione di Genere (socialmente costruita), permette di agire (con azione preventiva) sulla costruzione del sistema di diseguaglianze basate sulla differenza sessuale.

Le studiose e gli studiosi delle nostra Sezione AIS – di sensibilità, ideologie e orientamenti molto diversi tra loro – si impegnano quotidianamente su questo terreno, con una prospettiva formativa, interdisciplinare e pluralista che è anche e soprattutto un punto di vista sul mondo sociale. Negare la scientificità degli Studi di Genere significa squalificare una parte molto consistente della ricerca prodotta dalle Scienze Umane.

In conclusione, come donne e uomini facenti parte della Sezione AIS – Studi di Genere invitiamo i/le responsabili invitiamo i/le responsabili delle istituzioni politiche, sociali e religiose del nostro Paese a tenere in considerazione, e a rispettare, i risultati che la ricerca scientifica sul Genere ha prodotto e ribadiamo che ciò costituisce un insieme di saperi necessari per comprendere il mutamento individuale, famigliare e sociale, l’avvicendamento generazionale e per preparare le nuove generazioni all’incontro con il futuro incoraggiando relazioni educative più attente all’inclusione e alla partecipazione.


Clicca per consultare la versione originale del comunicato stampa sul sito dell'AIS.