Rapporto Ilga-Europe 2015: euguaglianza e non discriminazione

Dal 2009 l’organizzazione non governativa ILGA-Europe pubblica il suo rapporto annuale sull’uguaglianza e stato dei diritti LGBTI in Europa. Il report considera 49 paesi ripartiti tra quelli che aderiscono all’UE estendendosi a tutto il Vecchio Continente, stilando una classifica dei paesi in cui le persone gay, bisessuali, lesbiche, intersessuali e transgender possono vantare un buon livello di qualità della vita. L’obiettivo è di monitorare gli andamenti annuali, attraverso un indice, documentando le tendenze europee riguardanti i diritti umani delle persone LGBTI sia a livello nazionale che internazionale. Per comunicare efficacemente ad un pubblico variegato i risultati del monitoraggio, l’indice è espresso in percentuale (0% - 100%) arricchito con il supporto di infografica che da la possibilità di poter effettuare una comparazione istantanea, longitudinale, ordinando i paesi in base al punteggio ottenuto e differenziando con tonalità di colore che vanno dal rosso (grave violazione dei diritti umani e discriminazione) al verde (rispetto dei diritti umani e quasi piena uguaglianza).

 

L’indice è soggetto sia a regole generali che specifiche. La regola generale stabilisce che l’orientamento sessuale e l’identità di genere (SOGI) devono essere esplicitate nelle leggi e negli atti amministrativi e che le persone LGBTI devono essere trattate egualmente dalla legge e dallo Stato. «On 22 January 2014, the Council of Europe’s executive body, the Committee of Ministers, supported further action by the Council and by member states to combat discrimination on grounds of sexual orientation and gender identity»[1]. Il Consiglio di Europa si è spinto oltre lanciando un database on-line sul tema “Buone pratiche e politiche promettenti sulla lotta contro la discriminazione per motivi di orientamento sessuale o identità di genere (SOGI)”. «The online database includes transferrable, long-term impact-oriented policies and projects that have been identified as good practices and have been validated as such by the Council of Europe Secretariat or other national or international partners»[2]. Per costruire l’indice sono state prese in considerazione sei categorie analitiche, soggette a regole specifiche, che a loro volta si suddividono in 48 indicatori. In particolare la sezione relativa all’eguaglianza e non discriminazione si suddivide in 14 indicatori ponderati attribuendo ad ognuno di essi un coefficiente proporzionale all’importanza che esprime la frequenza con la quale si presentano. In riferimento all’anno in corso il peso specifico della categoria sul totale è del 25%. È possibile dare delle interpretazioni dei risultati considerando l’andamento di ciascun paese, confrontando, rispetto al 2014, la risultante dei punteggi ottenuti in ciascuno dei 14 indicatori di cui si compone la categoria “eguaglianza e non-discriminazione”. Rispetto al 2014 i paesi che hanno provveduto ad implementare leggi e politiche contro le discriminazioni sono: Bosnia ed Erzegovina, Bulgaria, Cipro, Finlandia, Georgia, Malta, Moldavia, Portogallo, Spagna, Svezia, Regno Unito. Tra questi alcuni si sono distinti per aver provveduto a migliorare il benessere dei propri cittadini LGBTI. La Georgia ad esempio si è impegnata nel garantire migliori prestazioni e tutele negli ambiti relativi ai beni e servizi, altre sfere di vita e attuando un piano d’azione di parità rispetto all’orientamento sessuale e l’identità di genere; solo nella sfera del lavoro rispetto all’identità di genere. Indicativo di ciò è l’approvazione del Parlamento georgiano, dello scorso 2 maggio, «della “legge sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione”, nata con l’obiettivo di combattere l’emarginazione di ogni tipo, fornendo protezione ai discriminati»[3].

Malta in relazione alla sezione “leggi e politiche pubbliche”, il 1 aprile «ha approvato la legge su identità di genere, espressione del genere e caratteristiche sessuali. La legge introduce una procedura trasparente di riconoscimento del genere sulla base dell'auto-determinazione, riconoscendo il diritto di ognuno alla propria identità»[4]. Il Regno Unito conferma il suo primato sia nella sezione sulle discriminazioni legate all’orientamento e all’identità di genere, sia più in generale nella graduatoria complessiva che considera anche i punteggi ottenuti nelle altre categorie. L’Italia, rispetto al 2014, rimane invariata sulla questione delle leggi e politiche contro la discriminazione ma considerando il suo punteggio complessivo ottenuto con le altre categorie è peggiorata. Infatti perde di due posizioni nella classifica generale fermandosi al 34° posto. Nel territorio italiano, c’è troppa delocalizzazione delle funzioni giuridiche che vengono ripartite tra le amministrazioni locali e quelle giudiziarie; ciò causa continui rinvii e nessuna certezza. Le aree della sezione “eguaglianza e non discriminazione” relative alle leggi sull’espressione di genere e sull’intersessualità risultano, per tutti i paesi considerati, poco praticate dato che evidenzia la difficoltà riguardo al riconoscimento legale del genere che risulta ancora un punto dolente e sul quale bisogna insistere. Toccherà alla leadership, alla volontà politica della classe dirigente, alla società civile promuovere cambiamenti che siano orientati verso una maggior tutela di diritti delle persone LGBTI garantendo leggi e politiche contro le discriminazioni.

 

Segue il link dove è possibile consultare l’intero rapporto ILGA-Europe 2015, http://www.ilga-europe.org/sites/default/files/Attachments/01_full_annual_review_updated.pdf .

 

 

[1] Per ulteriori informazioni consultare il sito http://www.ilga-europe.org/resources/news/media-releases/council-europe-supports-further-action-combat-sexual-orientation-and.

[2] Per ulteriori informazioni consultare il sito http://www.coe.int/t/dg4/lgbt/default_en.asp.

[3] Per ulteriori informazioni consultare il sito http://www.eastjournal.net/georgia-approvata-la-legge-anti-discriminazioni-contro-il-parere-della-chiesa/42307.

[4] Per ulteriori informazioni consultare il sito http://www.liberties.eu/it/short-news/3949.