Speciale Cirinnà. Un’altra Italia? Vecchie credenze e nuovi possibili scenari

Il riconoscimento giuridico delle coppie composte da partner dello stesso sesso non può essere trattato partendo da orientamenti politici o credo religiosi. Si tratta, infatti, di una questione ben più complessa, che deve necessariamente tenere in considerazione i cambiamenti sociali e culturali che hanno caratterizzato gli ultimi decenni. Pertanto, la classe politica italiana deve compiere uno sforzo importante, che conduca il nostro Paese verso la modernità in tema di diritti.

In una società cosmopolita quale è la nostra, l'appartenenza all’Unione Europea ci rende cittadini di una stessa comunità, dentro e fuori i confini nazionali. Benché gli Stati che la compongono siano indipendenti, l’impronta comunitaria permea ogni livello della vita civile. È questo il motivo per il quale è possibile parlare di una cittadinanza “duale”1, che vede affiancare alla cittadinanza nazionale quella europea, che accomuna cittadini di stati diversi. L’Unione Europea è impegnata da sempre ad ammonire qualsivoglia forma di discriminazione, invitando il legislatore ad intervenire nei casi in cui la legge non garantisce l'uguaglianza formale, ma soprattutto sostanziale, tra tutti i cittadini.

 Eppure in questi anni l'Italia è sembrata essere &sorda& ai moniti comunitari, tanto da essere stata sanzionata da Strasburgo per non aver introdotto il riconoscimento legale delle coppie dello stesso sesso.

In Parlamento la questione è stata rimandata più volte nel corso delle diverse legislature che si sono susseguite.

Il cambiamento non potrà mai avvenire finché la nostra classe politica non si renderà conto che parlare di &famiglia naturale& è desueto, oltre che antropologicamente errato. Quella di &famiglia&, infatti, è soltanto una delle costruzioni sociali, simbolica, di cui si serve la società per organizzarsi. Ma, alla stregua degli altri costrutti sociali, la sua definizione è mutevole, poiché si adegua al cambiare delle istanze e degli scenari.

La famiglia nucleare, composta da genitori eterosessuali con figli, rappresenta soltanto una delle possibili configurazioni che essa può assumere, ma non l’unica né la “più funzionale”.

In quasi tutta Europa questa riflessione è già avvenuta ed ha portato, allo stato attuale, ad equiparare il matrimonio omosessuale a quello etero.

In altri contesti, invece, benché il matrimonio sia ancora riservato alle coppie con partner di sesso diverso, sono riconosciute (e diversamente disciplinate) tutte le altre forme di convivenza. Si tratta di una soluzione intermedia tra il mancato riconoscimento e l’estensione del diritto matrimoniale a tutti e tutte, che sottende una prima, seppur non completa, apertura verso le istanze lgbt. 

Oggi più che mai, dunque, alla luce della prossima discussione parlamentare del  Disegno  di  legge  n.  2081 “Disciplina  delle  coppie  di  fatto  e  delle  unioni  civili”, appaiono attuali e pregne di significato le parole di Thomas Humphrey Marshall.

Il sociologo britannico, che ha gettato le basi per la cosiddetta “sociologia della cittadinanza”, fu tra i primi teorici a sostenere che è possibile parlare di “uguaglianza tra cittadini” soltanto nel momento in cui a tutti sono riconosciuti diritti civili (di libertà, di pensiero, di espressione, ecc..), politici (di elettorato sia attivo sia passivo) e sociali. 

«Deve esistere una forma di uguaglianza umana fondamentale connessa con il concetto di piena appartenenza ad una comunità (o, come direi io, della cittadinanza) che non contrasta con le disuguaglianze che distinguono i diversi livelli economici della società. In altre parole, la disuguaglianza del sistema delle classi sociali può essere accettabile nella misura in cui viene riconosciuta l 'uguaglianza della cittadinanza»2.

L’auspicio è che la discussione parlamentare del ddl Cirinnà consenta all’Italia di muovere i primi passi verso il riconoscimento della piena cittadinanza anche alla comunità lgbt, avvicinando il nostro Paese alle realtà europee più progressiste.

 

NOTE

1. Faist T., Kivisto P., Dual citizenship in global perspective. From Unitary to Multiple citizenship, Palgrave, Macmillan, 2007.

2. Marshall T. H., Citizenship and social class and other essays, Cambridge, CUP, 1950.